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anno 2023
Palazzo Imperiali-Filotico
Dal 21-05-2023
Descrizione
Visita gratutia di androne, cortile, scaloine e salone scoperto al piano nobile.
Orari di apertura: dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19:30
Dimora
Costruito a partire dal 1717-19 da Michele III Imperiali, principe di Francavilla e feudatario di Casalnuovo-Manduria, secondo uno schema barocco che volge le spalle alla città antica, aprendo la città su nuovi assi prospettici rivolti verso la Porta Napoli. All'estinzione del ramo principale della famiglia Imperiali (1785) il palazzo, non ultimato, passò al Regio Fisco, fu poi acquistato da Vincenzo Imperiali, del ramo dei marchesi di Latiano, L’edificio non fu mai ultimato e arredato dalla famiglia feudataria, e nel 1827 passò ai Filotico, una delle famiglie patrizie manduriane affermatesi nel XVIII secolo, al tramontare del sistema feudale. E’ uno degli ultimi esempi di dimora principesca ancora di proprietà privata: la famiglia Filotico vi risiede da 9 generazioni, alcuni locali al piano terreno sono invece passati di proprietà nel dopoguerra ed ospitano oggi attività commerciali. Nel palazzo vissero Vincenzo Filotico, rinomato pittore formatosi a Roma e Napoli a metà del secolo XVIII, e la scrittrice e patriota Virginia Pulli, animatrice insieme al marito Leonardo Filotico di un celebre salotto letterario nella Napoli di metà Ottocento. Il palazzo (chiamato "il castello", nella tradizione locale in quanto edificato sul sito di un precedente maniero di epoca normanna) è concepito secondo uno schema classico a pianta quadrata e isolato sui quattro lati; sebbene alcune fonti recenti lo descrivano come residenza di caccia, si tratta piuttosto di una grande dimora urbana che trae ispirazione dai palazzi romani, ancor più che napoletani. Il progettista, tuttora ignoto, fu assai probabilmente un architetto romano della cerchia che lavorò per il cardinale Giuseppe Renato Imperiali; mentre è attestata la direzione lavori da parte di Mauro Manieri, architetto leccese che ebbe grande fama agli inizi del XVIII secolo. Per lo stile severo ed austero, il palazzo si discosta notevolmente dal panorama dell'architettura salentina dell'epoca: l'unica concessione al gusto rococò del tempo è costituita dalla lunga balconata in ferro lavorato "a petto d'oca". L'infilata dei saloni percorre il piano nobile per tutta la lunghezza delle facciate, fino alle terrazze poste nella parte retrostante, sopra le scuderie. La scalinata a doppia rampa aperta sull'atrio, realizzata dopo il terremoto del 1743 in variante rispetto al progetto originario, si sviluppa con un impianto neoclassico, di evidente matrice vanvitelliana. Anche il portale principale fu quasi certamente modificato successivamente all’epoca di costruzione, sono evidenti i legami stilistici con analoghe opere di Vanvitelli e Gioffredo, attivi a Napoli nella seconda metà del '700.
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