XV Giornata Nazionale A.D.S.I. - 25 maggio 2025 - Toscana
year 2025
Dal 25-05-2025
Descrizione
In occasione della XV Giornata Nazionale ADSI 2025, Villa Pavesi Negri Baldini propone delle visite guidate gratuite al Giardino dei Riccioli. Prenotazione obbligatoria al form sottostante Orario di apertura: 10:00-13:00 / 14:30-18:00
Dimora
Il Complesso di Villa Pavesi-Negri-Baldini è situato in una posizione panoramica, ad un'altitudine di circa 400 metri sul livello del mare, dal quale si possono ammirare la Valle del Magra, la città di Pontremoli e la catena degli Appennini. Il borgo di Scorano è costituito da un gruppo di case rurali, già citate nei documenti del XIII secolo, e dalla villa, menzionata invece a partire dal Quattrocento, con "giardino murato". Le attuali forme della villa e del giardino, sorti su una precedente proprietà della nobile famiglia Castellini, risalgono alla prima metà del XVIII secolo (1711-1740) e sono state progettate dagli architetti Giovan Battista Natali (1698-1768) e Antonio Contestabili (1716- 1790), su commissione dalla famiglia Pavesi-Negri, rappresentanti di spicco della nobiltà pontremolese dell'epoca, per i quali stavano già seguendo i lavori al loro palazzo di città. La ristrutturazione si deve ai fratelli Paolo, Francesco e Giuseppe Pavesi, che nei decenni immediatamente precedenti avevano avviato una lucrativa attività commerciale in società con i marchesi Dosi; la proprietà sarebbe passata poi nel 1811 ai Corradi e fino al 1920 alla famiglia Betta. Dal 1930 circa il complesso è divenuto di proprietà della famiglia Baldini e, dal 1950 in poi, Luigi Baldini e il figlio Andrea hanno provveduto alla manutenzione del giardino, della villa e delle case rurali. La superficie della villa è di 300 metri quadrati. A questi si aggiungono i 728 metri quadrati del giardino all'italiana, della limonaia, del belvedere, del ninfeo e del cortile, una sorta di mini compendio delle forme del giardino barocco. L'intero complesso architettonico è circondato da un terreno di circa 10.000 metri quadrati, con castagni verso monte e prati verso valle: zona di rispetto che conserva tutti gli elementi originari. L'accesso alla villa avviene per mezzo di un passaggio voltato per le carrozze, decorato con fregi floreali, e da due varchi pedonali che immettono in una grande corte lastricata: sulla destra c'è l'accesso al giardino, mentre a sinistra un portone con una rampa esterna introduce alla quota del terrazzo, su cui è impostata la villa. Qui, infatti, il primo locale a cui si accede è la cappella gentilizia; dopodiché, tramite un porticato si accede a un salone, coperto da una volta a padiglione, in cui è presente una finestra, posta in asse prospettico con il belvedere, che sovrasta il lato terminale del giardino. Dal salone si accede a uno studio e a una sala da pranzo e, tramite una serie di salottini, alle camere padronali, con in fondo, una grande cucina e dispensa, da cui ha inizio la scala che conduce ai vani di servizio sottostanti. Nella cucina sono presenti un lavello in arenaria e un grande camino, entrambi risalenti alla prima costruzione della villa. Il piano terra è costituito da un portico esterno, sottostante alla terrazza, sul quale si innesta un pergolato in forte pendenza verso i campi, in asse con l'accesso dalla corte al piano terreno stesso. La condizione generale presenta caratteri di grande austerità e semplicità, ma la qualità di molte soluzioni architettoniche fanno percepire il grande livello di intenzionalità e sensibilità estetica dei progettisti. Una terrazza articolata in due bracci circoscrive il giardino e all'incrocio delle due terrazze, verso la valle di Pontremoli, si trovava un padiglione crollato nella prima metà del XX secolo. Dalla terrazza si accede direttamente al giardino. Nei fondi del corpo avanzato, che chiude il cortile carrabile interno e che forma al piano nobile la terrazza, sono dislocate le cantine e le rimesse; al piano terreno, verso valle, si dislocano i vani di servizio, connessi con il piano nobile con una semplice scala a chiocciola, posta nella parte terminale della villa. Le case coloniche attorno ora tutte indipendenti sono facilmente riconoscibili come annessi e alcune preesistono alla villa stessa. II terrazzo alla quota della villa forma il perimetro della corte e, passando sopra l'accesso principale, si ricollega al giardino. L'edificio presenta una morfologia piuttosto semplice, mentre è notevole ed eccezionale il giardino che l'adorna. L'ingresso al giardino è staccato dalla villa e vi si entra da un cancello portato da ricchi pilastri in pietra arenaria, contenuti in un muro articolato e mosso con decorazioni in pietre bicrome, che si apre su di un ninfeo, a pianta mistilinea, con una notevole pavimentazione a mosaico di sassi bianchi con volute di sassi neri ed al centro una vasca-peschiera, i cui tratti riportano, tra gli altri, al progetto della fontana di Ercole, dai contorni flessuosi, destinato alla piemontese Venaria Reale; il motivo della doppia rampa "arredata" ricorda, tra i tanti tipici del tempo, quello della lombarda e fastosa Villa Pertusati a Comazzo (Lodi). Lungo il perimetro del ninfco, nelle sue articolazioni architettoniche, si trovano sedili in pietra e pareti di contenimento, decorate da mosaici in ciottoli di fiume e pietra "spugna", nell'asse principale una nicchia con una fontanella copre parzialmente la doppia scala a forcipe, che porta al livello superiore del giardino. Qui una serie geometrica di vialetti porta ad un piazzale centrale con vasca, dove venivano esposti d'estate i limoni, mentre periferici, lungo il perimetro, una serie di siepi di bosso sono ornate da volute e occhioni, che delimitano lo spazio visivo del giardino. Il bosso è educato a formare vere e proprie pareti, come quinte teatrali dove si aprono archi ed oculi, che inquadrano con precisione mascheroni, posti sul muro di recinzione. Come in ogni ninfeo che si rispetti, anche in questo abbondano le statue (ventidue), raffiguranti personaggi mitologici. Quelle originali settecentesche erano in marmo, ma furono vendute a inizio Novecento, le attuali sono in marmocemento posizionate nelle medesime posizioni a fine anni Ottanta del XX secolo. L'acqua impetuosa, elemento primigenio della natura, sgorga da valve di conchiglia dominate da Nettuno e da qui convoglia nella placida fontana di Venere, specchio d'acqua dove il furore degli elementi appare dominato dalla sopraggiunta forza pacificatrice dei sentimenti. La vasca del giardino superiore è circondata da una ringhiera originale del Settecento in ferro battuto a mano. Negli angoli é impreziosita da decori, che raffigurano serpenti e hanno la caratteristica di essere girevoli: furono costruiti cosi per regalare ai visitatori del giardino il piacere di farli ruotare. Nell'asse centrale, sul fondo del perimetro del giardino, è poi costruito un belvedere, ove sono presenti puttini di marmo, raggiungibile tramite una scala a chiocciola di pietra, con accanto la serra per riparare gli agrumi durante l'inverno. Il coronamento del belvedere presenta una balaustra marmorea, di forma irregolare, e un sottostante grande arcone a edicola, che copre un vasto campo d'intonaco, che probabilmente presentava una decorazione a trompe l'oeil, che dilatava lo spazio esiguo del giardino. Da questa posizione si apre un cannocchiale prospettico che consente di godere appieno della perfetta simmetria del disegno. Il giardino, nella stagione mite e calda è adornato da piante di limoni collocate su basi di arenaria, secondo i canoni del giardino all'italiana e ricoverate, durante i periodi freddi nella limonaia. Al Complesso della villa e del borgo è stato conferito, in data 26 ottobre 2013, un attestato di merito nel concorso "La fabbrica nel paesaggio", organizzato dal Club Unesco di Foligno e Valle del Clitunno e dalla Federazione Italiana Club e Centri Unesco, con la motivazione dell'esistenza di un perfetto equilibrio tra uomo e natura in un contesto di vita rurale votato all'agricoltura, ma, anche, all'arte e alla cultura. Il Complesso della Villa Pavesi-Negri-Baldini con il suo "giardino murato", vero teatro barocco dove si mette in scena il rapporto fra uomo e natura, è un significativo esempio dell'attività artistica di Giovan Battista Natali, istruito dal padre Francesco verso i mestieri dell'arte e attivo anche a Piacenza, Parma, Chivari e Napoli e, più in generale, dell'architettura pontremolese della prima metà del XVIII secolo.
La famiglia Pavesi manifestò la sua agiatezza economica con l'edificazione di una residenza estiva non scissa da motivi economici di sfruttamento dei terreni circostanti - secondo la moda diffusasi in quel tempo, per cui si fece costruire la casa di villeggiatura su terreni già di proprietà. In questo caso il fasto espresso dalle belle forme barocche del giardino, rispetto alla essenzialità della casa, evidenzierebbe una necessità di vita "all'aperto", che il palazzo di città poteva offrire soltanto entro certi limiti. La scelta della località di Scorano risponde alle esigenze dell'epoca di amenità del sito, di possibilità di sfruttamento dei terreni agricoli e della relativa vicinanza alla città.
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