XIV GIORNATA NAZIONALE - DOMENICA 26 MAGGIO 2024 - QUI L'ELENCO - Toscana
year 2024
Dal 26-05-2024
Descrizione
In occasione della XIV Giornata Nazionale A.D.S.I 2024 le terrazze di Palazzo Pucci, situate al piano attico e coltivate a orto sinergico, saranno visitabili gratuitamente. Prenotazione obbligatoria al form sottostante. Orario di apertura: 10:00-13:00/15:00-18:00
Dimora: Palazzo Pucci
Lungo la via che ne prende il nome, si erge Palazzo Pucci, di proprietà di una delle più antiche famiglie fiorentine che vi dimorano ancora oggi e che fin dalle origini si distinsero per l’intelligente e proficuo mecenatismo nei confronti delle arti. I primi componenti della famiglia Pucci giunsero a Firenze dalla zona aretina nel XII secolo e si insediarono nel quartiere di Santa Croce. Antonio Pucci, iscritto all’arte dei legnaioli, componente degli Otto di Guardia e di Balia nel 1412, fu il capostipite dei quattro rami di questa grande famiglia fiorentina che lasciò, e ha continuato a lasciare fino in tempi a noi prossimi, tracce importanti nella vita pubblica della città. Nonostante la famiglia si distinse per la fedeltà alla causa medicea che le procurò onori e potere per tanti secoli, da Antonio Pucci e Piera Manetti, derivò uno dei rami noto per due congiure contro gli stessi Medici. Nel 1560 il nipote Pandolfo Pucci, figlio di Roberto, venne impiccato al Bargello per aver ordito una congiura contro Cosimo I de’ Medici. Pochi anni dopo, suo figlio Orazio sembra che preparasse una congiura contro il nuovo granduca Francesco I dei Medici che, nel 1575, lo portò irreparabilmente alla prigione, alla tortura ed infine all’impiccagione. A seguito della congiura del 1560, il palazzo, con tutti i beni di famiglia, era stato confiscato e, con magnanimità, restituito alcuni anni dopo ai legittimi proprietari dallo stesso Cosimo I dei Medici. Il primo nucleo del palazzo, che si affaccia sulla via omonima con le sue innumerevoli finestre, risale al 1480 quando Antonio Pucci acquista su via dei Calderai, oggi via dei Pucci, un complesso di case, orti e una piazza. Il Cardinale Lorenzo, figlio di Antonio, volendo “accrescere” e migliorare tutta una serie disarmonica e irregolare di edifici e “palagetti”, prima del 1525 ne commissiona la sistemazione ad Antonio da Sangallo il giovane (1484-1546) il quale, tenendo conto delle successive divisioni patrimoniali, realizza due edifici contigui, uno sulla cantonata tra via dei Pucci e via dei Servi e l’altro in aderenza, lungo via dei Pucci, che si sviluppano attraverso un percorso diversificato e irregolare. Tra la fine del XVI e il XVII secolo le proprietà si erano ingrandite notevolmente, e si estendevano per tutta via del Cocomero, l’attuale via Ricasoli. Con i figli del senatore Niccolò Pucci (1556-1625) la proprietà si divise definitivamente: al secondogenito Alessandro (1603-1652) e alla sua discendenza, fino all’estinzione di questo ramo avvenuta nel 1808, spettò il palazzo sulla cantonata tra via dei Pucci e via dei Servi, mentre al primogenito Giulio (1590-1672) e alla sua discendenza, toccò il palazzo maggiore, ancor’oggi di loro proprietà. Con Orazio Ruberto (1625-1697), figlio di Giulio, questo ramo principale ottenne nel 1662, da Filippo IV di Spagna, anche il titolo di marchesi di Barsento. Nel 1681 Gian Lorenzo Pucci (1645-1728), figlio di Alessandro, proprietario del palazzo in cantonata tra via dei Pucci e via dei Servi, su disegno di Paolo Falconieri (1634-1704) diede inizio al cantiere che portò il complesso ad assumere l’attuale aspetto. I consistenti lavori, per una somma complessiva di circa 15.000 scudi, si protrassero per anni e riguardarono la facciata e l’ampliamento dell’edificio. Nel 1748, anche Orazio Roberto Pucci marchese di Barsento (1730-1802), proprietario del palazzo adiacente, diede inizio ai lavori che nel corso di un quinquennio portano il fronte su via dei Pucci, tra via Ricasoli e via dei Servi, ad assumere una veste unitaria con una facciata che collega e fonde i differenti frammenti dietro un unico maestoso prospetto, seguendo l’impianto della facciata adiacente progettata dal Falconieri. Orazio mantiene pressoché immutato l’antico impianto cinquecentesco; fa demolire tutte le unità edilizie limitrofe acquistate nel corso di quasi due secoli, fino ad allora oggetto soltanto di un intervento di ammodernamento nei primi anni del Settecento da parte di alcuni architetti tra cui Antonio Ferri, e in loro luogo fa erigere un complesso completamente nuovo. Il lunghissimo fronte unico dei due palazzi, è organizzato secondo tre sezioni accostate, di cui quella centrale più ornata; il bugnato rustico definisce l’edificio dalle quattro finestre del piano terreno, prossime al portone centrale fino al fregio che divide il terreno dal primo piano, dove un finestrone arcuato rappresenta il fulcro del prospetto, incassandosi nel muro con un organismo di archi e colonne. Gli stucchi del finestrone che incorniciano lo stemma Pucci, è probabile che siano opera di Bartolomeo Portogalli per il quale risultano pagamenti per la nuova fabbrica nel 1758-1759. Molto più semplici e dilatate orizzontalmente le facciate laterali rispetto a quella centrale, con il bugnato rustico che inquadra i cantonali, in contrasto con il bugnato liscio in corrispondenza degli accessi terreni. Mentre oggi la parte che fa angolo con via Ricasoli appartiene ai discendenti dello scomparso Emilio Pucci, primogenito di Orazio Pucci, insignito di medaglie al valor militare e che ha lasciato in eredità alla figlia Laudomia il marchio della prestigiosa casa di moda che porta il suo nome, la parte del palazzo più antico, cioè quella al centro della facciata di via Pucci, appartiene al marchese Puccio Pucci, fratello di Emilio, secondogenito di Orazio, “custode” dell’Archivio familiare che ha reso certa la discendenza del proprio nome con il figlio Giannozzo e il nipote Giacomo. Il cortile, frutto delle numerose ristrutturazioni avvenute nei secoli, è stato restaurato dal marchese Puccio Pucci negli anni Ottanta del Novecento con un lungo e intelligente lavoro da lui stesso ideato per trasformare gli ambienti in una sorta di galleria commerciale. Attraverso un vasto androne delimitato da una grande cancellata lignea si passa nel cortile. Si possono notare le belle colonne con capitelli tuscanici, che forse formavano l’antico cortile cinquecentesco, e le finestre che si affacciano sulla corte, la cui dimensione decresce col progredire dell’altezza. Sulla destra un prospetto di come erano le antiche case medioevali prima del rifacimento seicentesco, e adiacente, un grande cartello stemmato con l’arme dei Pucci composta dalla testa di moro cinta da una fascia d’argento. L’appartamento all’ultimo piano è dominato da un unico capolavoro: dalle terrazze siamo storditi dalla visione ravvicinata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, dove sembra di toccare con mano l’immensa cupola brunelleschiana. E in un perfetto equilibrio tra architettura e natura, il marchese Giannozzo Pucci ha creato sulle terrazze gli orti biologici, un’oasi di serenità e armonia che riporta alle antiche tradizioni storiche e culturali con grande attenzione al risparmio energetico e allo sviluppo del biologico: terra vulcanica leggera mista a humus è stata portata sui tetti per farvi crescere l’origano selvatico e le zucchine, il timo e il ramerino, l’iris fiorentino e il garofanino selvatico, il radicchio e le bietole, gli alberi da frutto ed altre piante e fiori.
Indirizzo
Via Pucci 4
50122 FIRENZE FI