Giornata Nazionale A.D.S.I. - domenica 22 maggio 2022 - Scopri e prenota - Toscana
year 2022
Dal 22-05-2022
Descrizione
In occasione della Giornata Nazionale ADSI 2022 il Castello Malaspina di Terrarossa sarà visitabile gratuitamente. La prenotazione è obbligatoria tramite il form sottostante. Orario di apertura: 10.00-13.00/14.30-18.00
Dimora
Il territorio appartenente all’antico feudo di Terrarossa è attraversato in tutta la sua lunghezza dal torrente Civiglia e dall’antica via romana, poi provinciale pontremolese, che da Sarzana conduce a Pontremoli. Per un lungo periodo le notizie sul feudo sono scarse e frammentarie, ma è certo che esso appartenne ai Marchesi Malaspina di Olivola fino al 1407, anno in cui fu venduto ai Malaspina di Villafranca per la somma di mille fiorini d’oro a sanatoria di aspre contese. Da questa data il feudo appartenne sempre a questi Signori, con l’eccezione di due brevi occupazioni da parte genovese, avvenute negli anni 1416 e 1449, fino al 1460 quando, a seguito di una divisione dinastica, pervenne a Fieramonte Ida parte del padre Spinetta II. Il possesso dei dinasti suddetti fu contrastato da Galeotto da Campofregoso il quale il 9 gennaio 1463 vendé questo possedimento al Comune di Fornoli che tuttavia lo ebbe per breve periodo, poiché il Marchese Fieramonte ne tornò in legittimo possesso grazie all’aiuto del Duca di Milano. Nel 1581 passò nelle mani del nipote di Giovanni Spinetta e figlio di Fieramonte, Fabrizio Malaspina, il quale, con atto pubblico del 24 settembre 1599, fu ricevuto in accomandigia perpetua dal Granduca Ferdinando I per i feudi di Bastia e Terrarossa. Il Marchese Fabrizio gravitò nella corte dei Medici, per conto dei quali svolse attività in campo militare e diplomatico; è lui la figura chiave nella storia del castello di Terrarossa in quanto ne commissionò la costruzione attorno al 1581, anno in cui entrò in possesso del feudo. La costruzione del castello, che costò a Fabrizio somme ingenti, trova giustificazione non solo nell’esigenza di avere per sé e per la sua famiglia una degna dimora, ma anche e maggiormente in motivi di ordine strategico e commerciale: infatti la costruzione venne ubicata lungo l’antica via francigena, che dal parmense conduceva a Sarzana e nei pressi dell’”hosteria” che aveva la duplice funzione di locanda per i viaggiatori ed esattoria di pedaggio transito. Il castello o “Palazzo”, come si legge in documenti del 1617, venne costruito “alla moderna”, espressione che si riferisce alla forma dei baluardi che dovevano favorire l’opera difensiva di ogni parte del castello da eventuali assalitori. D’altra parte se la forma del castello e dei suoi bastioni furono dettate da ragioni soprattutto militari e strategiche, la vastità delle sale interne è da attribuire all’interesse che il Marchese mostrò per l’allevamento dei bachi da seta, attività in quel tempo assai lucrosa. In seguito l’interesse del Marchese Fabrizio per Terrarossa diminuisce col dedicarsi di questi ad attività diplomatiche e politiche, fino alla partenza dal castello stesso nel 1597. La morte dell’unico erede maschio Ferrante, la ormai predominante attività diplomatica e la dote da fornire alle due figlie, convinsero il Marchese a disfarsi del feudo di Terrarossa cedendolo al Granduca Cosimo II il 24 gennaio 1617. Questa data è importante per la conoscenza del castello di Terrarossa, perché con l’atto di cessione fu redatta una stima del feudo con allegato disegno del castello, disegnata secondo una tecnica del tempo, sono visibili due file di archi che rappresentano due portici. In effetti si è rilevato che, allo stato attuale, sono visibili le tracce degli archi sulla facciata interna del cortile. Il Granduca di Toscana, Cosimo II, tenne il feudo fino all’anno 1628, data in cui lo cedette a Manfredi, figlio di Bernabò Malaspina, Marchese di Filattiera. Morto Manfredi nell’anno 1642 il borgo di Terrarossa passò al figlio Bernabò. Questo periodo non registra avvenimenti importanti per il feudo, perché anche Bernabò visse quasi sempre alla corte del Granduca e si occupò solo saltuariamente delle vicende dei suoi possedimenti. Nel 1674 gli successe il figlio Giovanni Manfredi. Il 1695 è caratterizzato da una controversia tra Manfredi e il Granduca Cosimo III sulla proprietà del feudo di Terrarossa. Su richiesta dell’Imperatore il Conte Carlo Borromeo rivide la legittimità di proprietà del feudo. La relazione del Borromeo fu contraria a Manfredi e l’Imperatore con atto del 22 febbraio 1701 abrogò l’investitura e concesse il feudo a Cosimo III con atti del 30 gennaio 1702, 26 settembre 1706, 26 maggio 1724. Dopo la controversia Cosimo III concesse il feudo di nuovo a Manfredi, che morì nel 1708. A Manfredi successe il figlio Bernabò, che visse sempre a Firenze e non si interessò mai del feudo. Morto Bernabò nel 1761, il figlio Manfredi proseguì le pratiche presso l’Imperatore per la restituzione dei possessi, ma fu Marchese di Terrarossa solo di titolo perché la questione non si risolse mai. Morto Manfredi nel 1787 senza prole maschia, il feudo tornò alla corona granducale, in quegli anni il castello venne restaurato soprattutto negli interni. Dieci anni prima il Granduca Leopoldo I dettò i confini territoriali della comunità di Terrarossa, restringendoli alla sola parrocchia di S. Giovanni Battista e limitandosi all’ultimo tronco del torrente Taverone e per il corso di circa un miglio del fiume Magra.
Prenotazioni concluse
Contatti
Sito internet: http://www.comunelicciananardi.ms.it/